Acropoli

L’area dell’antica acropoli, situata sulla sommità del monte, riuniva in un unico organismo architettonico almeno tre elementi di grande rilievo per la città antica: il tempio, dedicato a Giunone Moneta, con la sua piazza antistante; il grande bacino circolare posto alle sue spalle, quale esempio più noto di opus signinum e, oltre questo, la piccola terrazza terminale, destinata ad ospitare un qualche edificio ormai perduto. La grande struttura, quale oggi percepibile, è il risultato finale di una lunga serie di interventi, dei quali non è spesso possibile distinguere le varie fasi, ma di cui è possibile individuare nel tardo II secolo a.C. una generale riorganizzazione architettonica, conferendo all’acropoli di Segni i caratteri propri delle maggiori architetture del tardo ellenismo, quali noi oggi possiamo pienamente apprezzare.

Mentre nella città romana l’acropoli era destinata ad ospitare il culto della divinità protettrice della città, nel medioevo acquisisce un ruolo prettamente strategico, in virtù del fatto che era il luogo più incline a essere fortificato e sicuramente quello maggiormente difendibile.

Se è possibile che la sistemazione di questo castrum possa risalire già ai primi secoli dell’alto medioevo, in maniera analoga a molte altre città in questo periodo, in un arco di tempo compreso tra il XII e il XIII secolo numerosi interventi sembrano modificare ulteriormente l’aspetto di questa zona, che dovette accentuare il carattere di borgo fortificato. In questo momento, infatti, oltre agli interventi architettonici riscontrabili nella chiesa di San Pietro, i documenti ci attestano la costruzione di un palazzo da parte del pontefice Eugenio III, probabilmente nel posto oggi occupato dal maestoso complesso dell’ex Seminario Vescovile.